giovedì 7 gennaio 2010

Da "Novecento" di A. Baricco


"Non è quel che vidi che mi fermò /
È quel che non vidi /
Puoi capirlo fratello? È quel che non vidi... lo cercai ma non c'era, in tutta quella sterminata città c'era tutto tranne /
C'era tutto /
Ma non c'era una fine. Quel che non vidi è dove finiva tutto quello. La fine del mondo /

Ora tu pensa: un pianoforte. I tasti iniziano. I tasti finiscono. tu sai che sono 88, su questo nessuno può fregarti. Non sono infiniti, loro. Tu sei infinito, e dentro quei tasti, infinita è la musica che puoi fare. Loro sono 88. tu sei infinito. Questo a me piace. Questo lo si può vivere. Ma se tu /
Ma se io salgo su questa scaletta, e davanti a me /
Ma se io salgo su questa scaletta e davanti a me si srotola una tastiera di milioni di tasti, milioni e miliardi /
Milioni e miliardi di tasti, che non finiscono mai e questa è la vera verità, che non finiscono mai e quella tastiera è infinita /
Se quella tastiera è infinita, allora / Su quella tastiera non c'è musica che puoi suonare. ti sei seduto su un seggiolino sbagliato: quello è il pianoforte su cui suona Dio /
(...)

Io sono nato su questa nave. E qui il mondo passava, ma a duemila persone per volta. E di desideri ce n'erano anche qui, ma non più di quelli che ci potevano stare tra una prua e una poppa. Suonavi la tua felicità, su una tastiera che non era infinita.
Io ho imparato così. La terra, quella è una nave tropo grande per me. È un viaggio troppo lungo. È una donna tropo bella. È un profumo troppo forte. È una musica che non so suonare. Perdonatemi. Ma io non scenderò. Lasciatemi tornare indietro.
Per favore /
(...)

Io che non ero stato capace di scendere da questa nave, per salvarmi sono sceso dalla mia vita.
(...)

Non sono pazzo, fratello.
Non siamo pazzi quando troviamo il sistema per salvarci.
(...)

I desideri stavano strappandomi l'anima. Potevo viverli, ma non ci sono riuscito.
Allora li ho INCANTATI. E a uno a uno li ho lasciati dietro di me..."

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