“La linea d’ombra” (“The Shadow Line”), romanzo di Joseph Conrad pubblicato nel 1917, ancora oggi affascina i lettori per l’universalità del suo messaggio: il passaggio dalla giovinezza alla maturità. L’opera descrive la crescita spirituale di un giovane uomo di mare, mai nominato, che parla in prima persona.
Costui, dopo mesi di imbarco su una nave mercantile nei mari d’Oriente, decide improvvisamente di abbandonare la vita di mare: si tratta della classica crisi attraversata dai giovani in un punto cruciale dell’esistenza, quando non si sa più ciò che si vuole e si è preda dell’incertezza. Il tedio del protagonista, deciso a ritornare in patria perché incapace di andare avanti, è smorzato da una notizia inaspettata: l’offerta del comando di una nave. Un’occasione da non perdere, il primo vero incarico di responsabilità della sua vita. Il giovane avverte subito il legame con l’imbarcazione che dovrà governare: «Una nave! La mia nave! (…): un oggetto di responsabilità e devozione. Era là che mi aspettava in preda a una malia, incapace di muoversi, e vivere, e uscire per il mondo (finché non fossi arrivato io) come una principessa incantata» (trad. G. Celati).
Lo stato di bonaccia metafora della stasi esistenziale
Il novello capitano parte con la sua nave alla volta del mare e si trova subito a dover fronteggiare degli ostacoli. Buona parte dell’equipaggio è affetta da febbri tropicali. La cattiva condotta del capitano precedente (che ha venduto la scorta di medicinali e che in punto di morte ha maledetto la nave) pesa sul viaggio come una presenza malefica. Ma ecco la difficoltà più grande: la nave entra in una fase di bonaccia, una calma tropicale che getta tutti in uno stato di grande prostrazione. Soli, in mezzo all’oceano, in totale assenza di vento, il comandante e i suoi marinai devono fronteggiare sia la scarsità di risorse che l’epidemia. Il giovane protagonista si sente perduto, inadeguato, teme di non essere all’altezza del comando. Lo stato di bonaccia è una condizione esistenziale che tutti noi prima o poi attraversiamo: nessuno stimolo, nessun obiettivo preciso, paura e incapacità all’azione e alla responsabilità, solitudine e assenza di punti di riferimento, in attesa di un alito di vento che ingrossi le vele della nostra “nave”, del nostro destino. «Mi pareva che una forte brezza avrebbe avuto l’effetto di spazzar via l’infezione che la nave si portava dietro». Se l’alito di vento è solo momentaneo e provvisorio, ricadiamo nuovamente in uno stato di apatia esistenziale: «E spiravano, inoltre, dei venti volubili e ingannevoli. Questi suscitavano speranze, solo per annientarle nella più amara delusione, con promesse di spostamenti che si concludevano in perdite di tragitto, esaurendosi nei sospiri, smorendo in mute immobilità dove le correnti a noi nemiche erano sovrane».
Levate l'ancora: questa è la rotta, questa è la decisione. "Crisi" significa scelta
Eccetto il cuoco, tutto l’equipaggio è malato. Il capitano è solo. “Crisi” deriva dal greco antico e significa “scelta”. È il momento di scegliere. Il giovane può arrendersi oppure combattere fino alla fine. Decide di combattere e di affrontare il suo incarico con decisione, accetta pienamente di essere responsabile della vita di altre persone, della sua nave, del suo destino. Solo così riesce a superare la “linea d’ombra”, ossia quella linea di confine tra giovinezza e maturità che tutti devono avere il coraggio di oltrepassare. Il mare è la vita, piena di ostacoli. La linea d’ombra è la paura di non farcela. Superarla significa scegliere la propria strada, capire che è il momento di affrontare le difficoltà in prima persona, senza affidare più agli altri la responsabilità della propria vita. «Non era il momento adatto per i rimorsi. Adesso dovevo guidare la nave».Il protagonista riesce a superare la fase di bonaccia e a portare la sua nave nel porto di Singapore. Decide di ripartire subito. Ormai sente di essere adulto. Ormai ha trovato la sua rotta. Ognuno di noi ha la propria linea d’ombra da superare, diversa a seconda della persona. Siamo davvero riusciti a oltrepassarla? Siamo pronti ad accettare di dirigere la nostra nave da soli e a esclamare a gran voce, come Jovanotti, «levate l'ancora diritta avanti tutta, questa è la rotta, questa è la direzione, questa è la decisione»?
Tratto da Ripensandoci
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