lunedì 21 settembre 2009

“Dialoghi con Leucò” di Cesare Pavese

Il mito diventa poesia: Ulisse e Calipso
di Giovanna Rita
Composta fra il ‘45 e il ’47, “Dialoghi con Leucò” è una delle ultime opere di Cesare Pavese. Una raccolta di 26 brevi dialoghi in cui lo scrittore, attraverso la voce di dei, eroi e ninfe, affronta tematiche esistenziali di ampio respiro e re-interpreta in chiave moderna i grandi miti della classicità e i suoi ideali.

Odisseo e Calipso sull’isola di Ogigia
«Tutti sanno che Odisseo naufrago, sulla via del ritorno, restò nove anni sull’isola Ogigia, dove non c’era che Calipso, antica dea». Così Pavese annuncia il dialogo fra Calipso e Odisseo intitolato “L’isola”. Quel mito di Ulisse, “quell'uom di multiforme ingegno”, così lontano nel tempo, eppur così attuale, letto per generazioni e fonte di ispirazione, è sapientemente osservato dall’occhio dello scrittore novecentesco nel momento in cui, dopo essere stato in balia dei venti e della tempesta scatenata da Zeus, approda sull’isola di Ogigia, abitata dalla dea Calipso. Con fascino e leggerezza, Pavese immagina un dialogo fra i due: l’inarrestabile Ulisse alla ricerca della sua Itaca e la bella ninfa di lui innamorata.L’amore fra mito e poesiaDel personaggio leggendario, l'autore mette in evidenza il suo attaccamento alla terra natia, la sua tensione verso quel luogo di affetti e di amore. Dinanzi a lui invece la descrizione di una Calipso che sembra, per certi aspetti, perdere la sua condizione di immortalità per assorbire e assumere quei sentimenti e quelle sensazioni propriamente umani quali la passione per Ulisse, la volontà di “accettare l’istante”, la paura di perdere l’amato. Emozioni umane legate alla sofferenza per amore che Pavese ci mostra attraverso le parole di una dea. Una moderna lettura di quel sentimento che spinse Calipso a trattenere Ulisse sulla sua isola per nove anni, quasi prigioniero del suo amore.

I “Dialoghi con Leucò” e le “Operette morali”

In questa grande capacità di parlare con “leggerezza” – come direbbe Calvino – di sentimenti, di problematiche esistenziali, di motivi filosofici o morali, Cesare Pavese si ricollega a una tradizione già proposta da Leopardi nelle sue “Operette morali”, scritte tra il ’24 e il ’32, e pubblicate a Napoli nel 1935. Se le “Operette” sono una raccolta di 24 componimenti brevi, in prosa, che alternano dialoghi e novelle incentrate su temi e personaggi della classicità ma anche della modernità, i “Dialoghi” di Pavese si ispirano alla sola mitologia greca che, con il suo codice, esemplifica altamente la contraddizione alla quale l’uomo moderno è sottoposto, tra la violenza arbitraria dalla quale è oppresso (gli dei), e la liberazione da quella stessa violenza attraverso le leggi (titani).

Ulisse e l’uomo moderno assecondano la propria indole

Rispetto all’imposizione e alla costrizione di restare per nove anni sull’isola della ninfa, che gli propone l’immortalità in cambio del suo amore, Ulisse non può mentire a se stesso: attraverso il personaggio di Odisseo Pavese trasfigura al meglio la condizione dell’uomo moderno che, pur se ostacolato continuamente in una società che pressa ed esige, non può esimersi dal seguire poi ciò che ha dentro. Forse ogni uomo ha la sua isola nel cuore, come Ulisse.
Articolo tratto da Ripensandoci

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